Modello (strafamoso) di Ysolda. Lavorato in alpaga Passard color verde mandorla, comprata in questa piccola boutique della rue Cadet.
Libellés : from me to you, tricot
posted by daniela @ 10:20 AM,
Libellés : from me to you, tricot
posted by daniela @ 10:20 AM,
Io, io!!! Vorrei proprio dei giorni così... ;)
È bellissimo questo modello e non lo conoscevo. Credi che sia fattibile anche per una knitter non esperta come me?
Un caro saluto,
Carolina
wow bravissima!!!!
lisa
ioio voglio giorni cos' uno al mese!!!io mi impiccio nella parte a legaccio con gli aumenti, ne ho fatti due e non ne ho rimasto nemmeno uno quasi quasi ne monto uno per me, compliementi è bello il colore, bello il modello, bella la lana e bello il punto oseri perfetto da sembrare quasi fatto a macchina
bravissima!!!
davvero bello, ma è il primo o un secondo che fai??
rorina
meravigliosa meraviglia:)
ma che bello! e che bella tonalità hai scelto, daniela. Mi piace davvero tanto!
E detto fra noi, oh sì che ne vorrei di giornate così, non sai quanto!! c.
uh Daniela che bello.... sembra un filino complesso per me, ma credo cha con un po' di tempo e di applicazione ce la si possa fare! ;)
e quel posto stupendo in rue Cadet?
è pure "in zona" rispetto ai miei soliti giretti.... :)
p.s. oggi ho finito di leggere "La vita istruzioni per l'uso", e devo confessarti che molto di quel libro mi fa pensare a te!
ciao, e baci alle pupette.
*vaniglia,
racconta!!
*emma,
non riesco a commentare sul tuo blog!
Un giorno così?
Magari due?
Io, un'idea ce l'avrei.
:-)
L.
Bellissimo e di un tono di colore splendido! Bravissima!
umh, eccomi daniela, ci ho messo un po' a causa delle ultime giornate un po' congestionate...
racconto: (e intanto domanda: intendi il libro vero?) dunque prima cosa parigi. sì banale ma non da poco, perchè proprio non riesco ad immaginare un libro del genere ambientato altrove.
poi cercherò di spiegarmi, ma non è facile perchè secondo me il libro è costruito in modo complesso e si può leggere in diversi modi.
parto dalla questione del dettaglio: l'idea del puzzle e di come le vite delle persone possano essere letti come pezzi di un puzzle costituisce un espediente geniale per raccontare il dettaglio, attraverso la lista che però non è un elenco asettico, anche se raccontato in modo quasi oggettivo, ma al contrario molto "partecipe", semplicemente per il fatto che lo spaccato del palazzo è composto di pezzi estremamente incastrati ed incastrabili l'uno con l'altro. e la vertigine non è solo "orizzontale" (la lista), ma anche verticale (l'affondo della descrizione nella descrizione nella descrizione): qui è molto bello perchè il modo di descrivere è molto accurato ed è raccontato come se uno stesse guardando proprio il pezzo di un puzzle, e tutti i suoi dettagli, gesto necessario per ricomporre il tutto.
Ecco adesso veniamo a te: quel modo di descrivere attentamente mettiamo le immagini di un quadro appeso ad una parete in una stanza, anzi meglio, la storia legata a quel quadro o raccontata in quel quadro, o in un biglietto su un comodino in un'altra stanza, o gli oggetti contenuti in una vecchia scatola, mi ha fatto pensare a te.
Non so spiegarlo molto bene, anche perchè è ovviamente solo una sensazione supportata da poco più che nulla, però c'è. Ho immaginato mentre leggevo il libro che nel periodo in cui viviamo le cose, gli oggetti, vengono guardati molto velocemente, mentre una cosa che mi piace da impazzire di Perec è quel modo di guardare lento, e di soffermarsi su dettagli su cui si è soliti scorrere.
[...]
[...]
E mi veniva da pensare al tuo blog, al tuo modo di guardare le cose, e al modo di riscoprirle, se vogliamo. Pensa a quel post sui timbrini in legno. Mi ha colpito così tanto, alla fine dicevi chissà se in qualche vecchio scatolone nella vostra soffitta riuscite a scovarne qualcuno (non ho ancora abbandonato l'idea di andarmi ad avventurare di sopra, nel sottotetto, sai?), ed io avevo pensato al giorno in cui mio nonno me li aveva comprati. Salto indietro enorme legato ad un'oggetto, cui è legata una storia.
O per esempio la storia delle scatole di latta. Io non ho partecipato (mi domando perchè a volte la fretta mi tolga così tanti piaceri, ma quella era una cosa per cui avrei voluto prendermi il tempo che meritava), però verso novembre avevo comprato una scatola di biscotti rossa di latta che mi faceva pensare alla tua danza delle scatole, però poi mi son detta che c'era qualcosa che non andava, che era troppo "nuova"... e al tempo stesso mi è capitato tempo fa di dire a mia madre, riguardo ad una nostra scatola di cartone contenente una marea di bottoni dello scorso secolo (e non esagero, la mia prozia era una sarta molto nota all'epoca, e immagina che tesoro enorme può essere per noi questa scatola che raccoglie tutte le serie di bottoni che lei conservava per le sue creazioni, o che toglieva da una parte per metterle da un'altra), "chissà come piacerebbe a Daniela".
Strano, no? Ma a volte la blogsfera gioca strani, piacevoli scherzi...
Cmq dicevamo, sempre "oggetti" importanti non in quanto tali, ma perchè evocativi di un ricordo, o della storia di una persona, che a sua volta contiene una storia, che a sua volta contiene una storia...
Insomma un bel modo di guardare, questo Perec, e di far (ri)guardare. Mi fa pensare a te, al mercatino di rue Trudaine, alle cose dimenticate, e poi ricordate o fatte ricordate, e alle storie che portano con sè....
Credo di aver scritto un bel papocchio di cui non si capisca nulla, e anche molto parziale rispetto a quella che di fatto è una sensazione, però volevo farlo, dato che me lo hai chiesto, spiazzandomi, piacevolmente.
Ora non lo rileggo, meglio non mettere mano ai casini, si rischia sempre di incasinarli di più!!!
;-)
ciao!
rossella
*vaniglia,
grazie
e adesso vengo a scriverti...